venerdì , 22 Novembre 2024
Home / Giornali e tv ne parlano / Lettera al presidente Conte: AGCom oscuri i siti che pubblicizzano l’utero in affitto a pagamento

Lettera al presidente Conte: AGCom oscuri i siti che pubblicizzano l’utero in affitto a pagamento

Lettera al presidente Conte: AGCom oscuri i siti che pubblicizzano l’utero in affitto a pagamento

Abbiamo inviato oggi al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, una lettera firmata da me e da Alberto Gambino, presidente di ‘Scienza & Vita’, per chiedere che finalmentel’AGCom oscuri nel nostro Paese i siti web che pubblicizzano la pratica dell’utero in affitto a pagamento: così il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo.

 

La questione – prosegue De Palo – è semplice e grave allo stesso tempo: cercando su un motore di ricerca Internet termini quali ‘maternità surrogata’ o ‘utero in affitto’, appaiono per primi i risultati di inserzioni pubblicitarie vietate. Sul tema la Corte Costituzionale si è espressa con una sentenza del 2017, sottolineando che è una pratica ‘che offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane’. Eppure, l’AGCom ha dichiarato che senza una legge che le attribuisca la competenza per oscurare queste attività illegali sul web, non può intervenire. Peccato che invece, ad esempio sul diritto d’autore nel web, abbia recentemente desunto la propria competenza da vaghi principi normativi, varando un proprio regolamento ad hoc”.

 

Nel nostro Paese – aggiunge il presidente del Forum Famigliesiamo oggi al paradosso per cui, ad esempio, l’AGCom interviene per bloccare la pubblicità del gioco d’azzardo, attività lecita e regolamentata, di cui però è vietata la promozione, e non interviene invece per fermare quella illegale di un’attività illecita com’è l’utero in affitto. Prima che a intervenire siano procure o Antitrust, riterremmo più corretto che fosse l’Autorità direttamente preposta a garantire i diritti nelle comunicazioni e in Internet a fare tutti i passi previsti dalla legge, spegnendo questi siti”, conclude De Palo.

 

Leggi la lettera